E' la pistola più iconica ventunesimo secolo, e nonostante sia in commercio da oltre trent'anni, la Glock continua ad essere considerata una delle più moderne armi corte disponibili oggi sul mercato. Declinata in innumerevoli calibri e dimensioni, ha saputo elevare al rango di oggetto di culto un prodotto che in realtà è estremamente industrializzato e serializzato. Vediamo adesso nel dettaglio come è fatta la Glock, smontandola pezzo per pezzo.
 |
E' necessario procurarsi un po' di materiale come ausilio allo smontaggio. Non troppo per la verità. E' preferibile operare su un tavolo sgombro, utilizzando un vecchio asciugamano come base, per evitare che i pezzi più piccoli possano rimbalzare sul tavolo e cadere a terra. Inoltre, sempre come mia preferenza personale, utilizzo una vaschetta, all’interno della quale andrò a mettere i vari pezzi man mano che li separo dal corpo dell'arma. Per il resto la pistola si smonta tutta mediante l'ausilio di un semplice cacciaspine da 2 mm. Al posto del cacciaspine preferisco utilizzare l'utensile fornito in dotazione con l'arma per la sostituzione dei dorsalini intercambiabili. E' di plastica e non si rischia di rigare le spine o il fusto, nel caso ci sfugga di mano. Utilizzando quest'ultimo, il cacciaspine è superfluo, e può essere sostituito da un comune cacciavite a taglio di dimensioni adeguate. Utilizzo anche un paio di lamelle di plastica, per lo smontaggio del caricatore. Si possono ricavare ritagliando una qualunque confezione di plastica, sufficientemente rigida.
 |
Per prima cosa rimuoviamo il caricatore dalla pistola agendo sull'apposito comando. Se il caricatore fosse carico, provvederemo a rimuovere tutti i proiettili.
Quindi scarichiamo la pistola, o accertiamoci che sia scarica, indietreggiando il carrello, e contemporaneamente, con il pollice della mano destra che impugna la pistola, sollevando la leva dello hold-open, in modo che il carrello possa rimanere bloccato in chiusura.
Questo ci permetterà di verificare la camera di cartuccia, e l'interno della canna, in maniera da essere assolutamente sicuri che l'arma sia effettivamente scarica.
 |
La Glock non ha un sistema di disarmo del percussore, per cui occorrerà assolutamente premere il grilletto, per disattivare lo scatto, prima di smontarla. Attenzione, è a questo punto che accadono gli incidenti. Oltre a puntare l'arma in direzione sicura, occorre essere certi, oltre ogni dubbio, che la pistola sia effettivamente scarica. Vale il famoso motto dei falegnami, "misurare due volte e tagliare una". Se non siete più che sicuri, controllare di nuovo. Non fidatevi del fatto, ad esempio, che la pistola appena estratta dalla valigetta sarà certamente scarica, in quanto era scarica quando l'avevate riposta. Ogni volta che prendete l'arma in mano dopo averla riposta, anche per un tempo breve, controllate che sia scarica prima di premere il grilletto per smontarla. La Glock ha il vantaggio, rispetto ad altre pistole, di avere il grilletto che si attiva attraverso il percussore, quindi, se la pistola ha il grilletto completamente arretrato, sarà quasi certamente scarica. Ma "quasi certamente" non equivale mai a "certamente", perlomeno non quando si parla di armi. Mentre un grilletto in posizione di sparo, deve sicuramente mettere in allarme.
 |
Si tira leggermene indietro il carrello, e si abbassano i cursori del blocco di smontaggio, che sono presenti da entrambi i lati del fusto.
Quindi si sfila il carrello fuori dal fusto.
Si toglie il gruppo della molla di recupero. La molla di recupero, pur essendo assemblata con più parti, è considerata un pezzo unico e non può essere ulteriormente disassemblata.
Ed infine si sfila la canna
Questo conclude il cosiddetto "smontaggio da campo" o "smontaggio di campagna", più che sufficiente per le normali operazioni di pulizia e manutenzione.
Per smontare il carrello occorre agire sul tubetto di guida del percussore, la cui parte iniziale si intravede attraverso la feritoia su cui scorre il piede del percussore.
Contemporaneamente occorre sfilare verso il basso il tappo posteriore del carrello.
Pera farlo si può usare un cacciaspine o un piccolo cacciavite, in quanto l'utensile di plastica in dotazione con la pistola è troppo elastico per fornire la giusta forza. Per evitare di segnare il pezzo, che è di plastica, si può utilizzare un qualunque utensile di plastica rigida o di legno, purché sia sufficientemente sottile. La plastica del tubetto è comunque estremante resistente, ed è difficile rovinarla anche usando un cacciaspine d'acciaio.
A questo punto è sufficiente sfilare tutto il gruppo percussore, formato dal percussore, la molla, il tubetto di guida, e un anello reggispinta della molla, che è formato da due semianelli.
Per dividere il gruppo si appoggia il piede del percussore sul bordo del tavolo, o su un oggetto equivalente. Nella foto ho usato una tavola di legno.
Si preme sull'anellino di plastica per comprimere la molla, quindi la si trattiene quando è compressa e si sfilano i due semianelli.
Poi si sfila la molla.
Ed infine anche il tubetto di guida.
Dal retro del carrello si estrae il gruppo molla dell'estrattore.
L'estrattore cade premendo sul pistoncino della sicura automatica al percussore e piegando il carrello di lato.
Ed infine si estrae lo stesso pistoncino della sicura automatica. Il carrello è smontato. In effetti rimarrebbero da rimuovere le mire, ma queste, a meno che non sia necessario sostituirle, è meglio non toccarle per non starare la mira. La tacca di mira è innestata a coda di rondine, e si estrare mediante un martellino di plastica, o meglio, utilizzando lo strumento dedicato prodotto dalla stessa Glock. Il mirino è avvitato con una dado esagonale, e si rimuove usando una chiave apposita. ATTENZIONE: esiste inoltre un ulteriore tubo di plastica, denominato "channel liner", interno al carrello, che è avvitato, e non può essere rimosso se non con strumenti dedicati. Va tenuto conto di questa parte, che è in plastica, prima di sottoporre il carrello a trattamenti particolari, come ad esempio il ripristino della finitura superficiale con vernici tipo Gunkote e Cerakote.
|